domenica 23 marzo 2014

Nuovi inquilini in Mediterraneo

 
 
Specie tropicali che arrivano, specie d'acqua fredda che se ne vanno. Nel Mar Mediterraneo la biodiversità sta mutando e la causa principale è il cambiamento climatico che riscalda le acque. A spiegarlo il biologo marino Ferdinando Boero, dell'università del Salento, nel convegno 'Gestione sostenibile del Mare Mediterraneo', organizzato a Roma dall'Accademia dei Lincei per la Giornata mondiale dell'acqua.
Nel Mediterraneo, a causa del riscaldamento, si registrano due fenomeni: ''la meridionalizzazione, cioè lo spostamento delle specie verso Nord, e la tropicalizzazione, cioè l'insediamento di specie tropicali che formano popolazioni importanti e sono competitivamente superiori alle specie preesistenti, che in acque più calde si trovano in condizioni sfavorevoli'', ha detto Boero.
A portare nuovi inquilini nel Mare Nostrum sono anche le navi, che ''trasferiscono circa 10-12 miliardi di tonnellate di acqua di zavorra in tutto il mondo ogni anno, insieme a migliaia di specie marine'', ha osservato Andrea Cogliolo, deputy general manager della Rina Services. ''In qualsiasi momento da 3.000 a 4.500 specie diverse sono presenti nelle acque di zavorra; la stragrande maggioranza non sopravvive al viaggio, ma alcune possono trovare condizioni favorevoli e diventare invasive, modificando interi ecosistemi''.
Proprio le navi, secondo Boero, hanno portato nell'Adriatico una specie di medusa finora sconosciuta, appartenente al genere Pelagia, che prenderà il nome del biologo marino croato Adam Benovic scomparso 2 anni fa. A cambiare la biodiversità, non solo nel Mediterraneo, è poi la pesca insostenibile. ''Con un eccesso di pesca abbiamo tolto i pesci grandi dal mare, e ora peschiamo i pesci più piccoli per farne mangime per l'itticoltura. La natura non ama il vuoto, che è stato riempito dalle meduse'', ha osservato Boero. In pratica ''siamo passati da un mare di pesci a un mare di meduse''.
 
Fonte: www.ansa.it

domenica 2 marzo 2014

La predazione del cavalluccio marino

 
 
La singolare forma della testa a cui il cavalluccio marino deve il suo nome comune, si è evoluta per permettergli di avvicinarsi alla preda senza farsi scoprire. A spiegarlo è uno studio pubblicato su “Nature Communications” condotto da tre ricercatori dell'Università del Texas ad Austin.

I cavallucci marini, come altri membri della famiglia dei signatidi, quali i pesci ago e i dragoni di mare, si nutrono di copepodi, minuscoli crostacei presenti nel plancton. Per riuscire a cacciarli hanno però dovuto superare un grosso problema: i cavallucci marini sono nuotatori molto lenti, mentre i copepodi sono in grado di muoversi molto rapidamente quando devono fuggire. A complicare la cosa c'è poi il fatto che i cavallucci marini catturano la preda combinando due azioni: una rapida rotazione della testa verso l'alto, resa più agevole dalla forma a S del corpo, e un'aspirazione che risucchia la preda nella bocca.
Questa tecnica però è efficace solo su distanze molto ravvicinate, sia per la limitata estensione del collo dell'animale, sia per il limitato raggio d'azione dell'aspirazione. I cavallucci marini, insomma, sono costretti ad avvicinarsi notevolmente alla preda per sperare di impadronirsene. E come facesse un nuotatore così lento a portare a termine questa manovra di avvicinamento ha sempre lasciato perplessi i biologi.

Brad Gemmell e colleghi hanno risolto l'enigma utilizzando una tecnica di olografia digitale in linea che ha permesso di catturare immagini in 3D della testa del cavalluccio marino e successivamente di rilevare il movimento dell'acqua circostante.

Hanno
così scoperto che mentre il cavalluccio marino si avvicina alla preda, l' acqua intorno al suo muso si muove pochissimo: un fattore essenziale per la riuscita della caccia, dato che i copepodi sono particolarmente sensibili ai segnali idrodinamici, a cui sono in grado di rispondere, se insospettiti, nel giro di 2-4 millisecondi.

Eseguendo le stesse rilevazioni sui pesci ago, parenti stretti dei cavallucci marini, ma con una conformazione del capo differente, I ricercatori hanno ottenuto la conferma che è proprio la forma della testa a creare una regione idrodinamicamente silenziosa davanti al cavalluccio marino.
 
 E sotto il link per vedere il video della predazione del cavalluccio
 
 
Fonte: www.lescienze.it