giovedì 29 marzo 2012

Le alleanze dei delfini



Proprio come gli uomini, anche i delfini si organizzano in alleanze simili alle gang, dove i maschi sorvegliano e difendono le loro femmine contro gruppi rivali, e a volte cambiano schieramento. E' quanto ha scoperto uno studio condotto per 5 anni sui delfini tursiopi (detti anche a naso di bottiglia, quelli più studiati) nella Shark Bay dell'Australia occidentale, pubblicato sulla rivista della Royal Society 'Proceedings B'.
Questi cetacei vagano per centinaia di km quadrati, spesso incontrando anche altri gruppi di delfini. Gli scienziati hanno così scoperto che i delfini vivono in una società aperta, in cui non sorvegliano un determinato territorio. Viaggiano in branchi e spesso si incontrano con rivali stranieri. Quando accade, devono decidere come rispondere. E lo fanno organizzandosi in 3 diversi tipi di alleanze. La prima è una coppia o un trio, che lavorano insieme per catturare e radunare le femmine fertili. "Questi 'consorzi' possono durare oltre un mese - spiega Richard Connor, uno dei ricercatori - c'é poi un secondo tipo di alleanza, in cui gli animali formano dei team da 4 a 14 maschi, che attaccano gli altri gruppi per prendere le femmine o difendersi da assalti". L'altra alleanza è quella che vede relazioni amichevoli tra questi gruppi più grandi, dove i delfini uniscono le forze per formare un esercito più grande, lavorando insieme per difendere le loro femmine da gruppi più grandi e aggressivi. "Solo gli uomini e i delfini della Shark Bay - continua - hanno livelli multipli di gruppi sociali. Gli animali devono essere intelligenti e svegli per operare in questo tipo di società, dove spesso si incontrano con altri esemplari sconosciuti e decidere se sono una minaccia o degli alleati"

Fonte: www.ansa.it

lunedì 19 marzo 2012

Lo squalo volpe


Siccome in tanti mi stanno chiedendo informazioni sullo squalo volpe ecco un post dedicato a questo animale poco conosciuto

Lo squalo volpe (Alopias vulpinus Bonnaterre, 1788) è uno squalo lamniforme della famiglia degli Alopidi.
Coi suoi 6 m di lunghezza, rappresenta la specie più grande fra le tre ascritte al genere Alopias: la metà della lunghezza totale, tuttavia, spetta alla parte superiore della caratteristica coda, che l'animale utilizza come scudiscio per stordire e sopraffare le prede. Molto diffuso nei mari tropicali, lo squalo volpe nuota spesso in superficie in aree costiere, ma è presente anche alla profondità di 350 m.

Si tratta di grandi nuotatori solitari, che percorrono instancabilmente gli oceani alla ricerca di cibo: sebbene sia possibile osservarli in coppie o in gruppetti, tali assembramenti sono il più delle volte dovuti alla presenza di un'abbondante fonte di cibo nelle vicinanze. A volte questi squali possono essere osservati mentre si esibiscono in salti e acrobazie fuori dall'acqua, similmente a quanto osservabile in molti cetacei: si pensa che questo insolito comportamento abbia la stessa funzione del breaching di questi ultimi, oppure abbia un qualche ruolo nella lotta contro i parassiti.

La quasi totalità (fino al 97%) della dieta dello squalo volpe è costituita da piccoli pesci ossei pelagici gregari, come aringhe, sgombri, aguglie, pesci serra e pesci lanterna di cui segue le rotte pelagiche.. Di tanto in tanto essi si cibano anche di prede di maggiori dimensioni (come i sauri), così come di calamari e di altri invertebrati pelagici. Di conseguenza si può avvicinare anche a costa nel caso in cui le sue prede si avvicinino alla terraferma

Gli squali volpe tendono ad essere abbastanza selettivi ed abitudinari per quanto riguarda le prede, concentrandosi su poche specie, ma divenendo più opportunisti nei periodi caldi.

Per cacciare le proprie prede, lo squalo volpe si serve della lunga coda per fendere l'acqua, compattando così i banchi e potendosi nutrire agevolmente attraversandoli senza farli disperdere: spesso quest'azione viene svolta in coppie o in piccoli gruppi, che tuttavia non sono precostituiti ma si incontrano casualmente sul luogo del banchetto.

Si tratta di una specie diffusa in tutti i mari temperati e subtropicali del mondo: La sua così ampia diffusione è dovuta al fatto che gli squali volpe sono animali estremamente mobili che sono soliti compiere lunghe migrazioni, nella maggior parte dei casi dovute allo spostamento delle prede.

Sebbene La maggior parte degli avvistamenti siano avvenuti nei pressi della superficie, sono stati ripresi squali volpe fino a profondità di 550 m e probabilmente questa specie può spingersi anche a profondità maggiori. Mentre durante il giorno rimangono a più di 100 m di profondità, durante le ore notturne gli squali volpe risalgono a profondità minori per trovare il cibo.

A dispetto delle dimensioni abbastanza ragguardevoli, gli squali volpe non costituiscono un pericolo per l'uomo in quanto esso non è visto come potenziale fonte di cibo: si tratta di animali che ad ogni modo vanno avvicinati con cautela in quanto capaci di infliggere profonde ferite coi denti e di spezzare le ossa con la potente coda. Tale potenziale pericolosità viene però annullata dal fatto che questi squali si rivelino abbastanza timidi e risultino difficili da osservare per i subacquei.

un pericolo concreto per questo squalo: gli squali volpe cadono infatti abitualmente vittima dei palamiti e dei sistemi di pesca utilizzati per catturare i pesci spada, specie nell'Atlantico[35]. Oltre alla pesca accidentale, esiste un fiorente business che riguarda la pesca dello squalo in generale e minaccia anche questa specie: la pelle viene trattata e commercializzata sottoforma di cuoio, la carne viene commercializzata salata o affumicata per il consumo umano, l'olio estratto dal fegato viene utilizzato in farmaceutica e cosmetica, ma il pezzo pregiato sono le pinne, che vengono pagate a peso d'oro sui mercati asiatici in quanto ingrediente principe della zuppa di pinne di pescecane. Perfino negli Stati Uniti sussisteva una flotta di imbarcazioni preposte alla pesca dello squalo volpe, che nel 1982 arrivò a contare 228 imbarcazioni, garantendo un pescato annuo di 1091 tonnellate[36]: attualmente la pesca allo squalo volpe appare in netta diminuzione, soprattutto a causa del drastico calo del numero di esemplari nella zona. Lo squalo volpe rappresenta inoltre un ambitissimo trofeo per i pescatori sportivi, in quanto ritenuto (assieme allo squalo mako) un fiero avversario molto difficile da sopraffare.

Tutti questi fattori hanno fatto sì che lo status delle tre specie del genere Alopias venisse modificato nel 2007 dall'IUCN, passando da "dati insufficienti" a "vulnerabile".

martedì 6 marzo 2012

Le balene stressate dal rumore cambiano lingua


 I mammiferi marini disturbati dalle eliche delle navi.
Troppo rumore provoca stress, anche negli animali. Lo sanno bene le balene, stressate dal rumore delle eliche delle navi che attraversano gli oceani, emettendo suoni che hanno la stessa frequenza di quelli usati da questi cetacei per comunicare. Tanto che molte hanno iniziato a cambiare le loro modalità di chiamata nei posti rumorosi.
A scoprirlo uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings B e condotto nella Baia di Fundy in Canada sulle balene del Nord-Atlantico (Eubalaena glacialis), riporta l'Ansa. Hanno misurato il livello degli ormoni dello stress nelle feci di questi animali, riscontrando quantità più alte nelle aree a maggiore alta densità di navigazione. "Studi precedenti avevano mostrato che le balene alterano i loro schemi di vocalizzazione in ambienti rumorosi, proprio come succede a noi umani ad esempio ad una festa - spiegano gli studiosi - ma questa è la prima volta che si documenta l’impatto dello stress a livello psicologico". Il rumore negli oceani è aumentato molto negli ultimi anni con la crescita del traffico marittimo globale. Nel nord-est del Pacifico il rumore è di 10-12 decibel maggiore che negli anni ’60. Inoltre è aumentato anche il numero delle balene colpite dalle navi o intrappolate nelle reti da pesca. Ora i ricercatori vogliono ampliare lo studio alle balene che vivono nell’emisfero australe, il cui numero è invece in aumento e verificare l’impatto del rumore su di loro.

Fonte: www.mondomarino.net e La Stampa