lunedì 25 aprile 2011

Il "passaparola" dei maschi di megattera

 
I maschi delle balene megattere al largo della costa orientale dell'Australia imparano i canti di corteggiamento per 'passaparola', dopo averli uditi attraverso l'oceano da altre colonie della stessa specie. Lo hanno scoperto ricercatori dell'Universita' del Queensland, secondo i quali si tratta della prima dimostrazione di un rapido trasferimento di cultura a grande distanza fra creature non umane.

Il canto e' un elemento cruciale nei rituali di accoppiamento e ogni anno tutti i maschi di una popolazione adottano lo stesso. Il complesso insieme di grida, gemiti e fischi del loro canto viene registrato dagli studiosi sin dagli anni 1960.

La studiosa ha scoperto una 'fabbrica di canzoni' a est dell'Australia che ne ha prodotte una dopo l'altra nell'arco di 11 anni, adottate da diversi branchi, sempre più a ovest. ''I nostri dati rivelano una trasmissione culturale di vasta scala'', scrive Garland.

''Numerosi canti hanno viaggiato come onde culturali da una popolazione all'altra, inducendo tutti i maschi del branco a passare alla nuova versione''. Vi e' anche l'esempio di un canto registrato attorno al 1990 nell'Oceano Indiano a ovest del continente e ritrovato nel 2001 al largo della Polinesia francese: uno scambio culturale attraverso 10 mila km.

Con l'inizio della migrazione annuale delle balene dai mari antartici verso le acque tropicali a nord, dove le femmine partoriranno, certe strettoie lungo il percorso, come lo stretto di Cook in Nuova Zelanda, daranno alle balene la possibilità di condividere l'ultimo successo della stagione, spiega la studiosa.

Fonte: www.ansa.it e www.mondomarino.net

venerdì 1 aprile 2011

Nello stomaco delle tartarughe



Ogni anno vengono prodotti circa 260 tonnellate di plastica: un’evoluzione significativa rispetto "misera" mezza tonnellata prodotta nel 1950. Nel mondo ogni giorno si distribuiscono circa un miliardo di sacchetti di plastica monouso e fino a 3 su 1000 arrivano all’oceano. Quando questo materiale si trasforma in rifiuti, non essendo biodegradabile, cambia forma e si riduce in pezzi più piccoli spargendosi in tutto il pianeta. Le correnti marine trascinano i piccoli pezzi fino a che la fauna marina non li ingerisce, scambiandoli per meduse o altri tipi di cibo. Tuttavia inghiottire questi detriti può causar loro gravi danni all’apparato digerente, ostruendo l’esofago, lacerando le pareti dell’intestino e conducendo gradualmente questi animali alla morte per fame. Esaminando il contenuto dello stomaco di una giovane tartaruga pescata al largo della Florida sono stati ritrovati 74 oggetti diversi da cibo: tra questi c’erano 4 tipi diversi di gomma per palloncini, diversi tipi di plastica dura , materiale simile alla stoffa per tappeti e due pallottole di catrame. Su 92 tartarughe marine trovate morte sulla spiaggia del Rio Grande do Sul in Brasile, 50 di queste avevano ingerito forti quantità di detriti di plastica. Tuttavia non si tratta solo di tenere sotto controllo le tartarughe: tutta la fauna marina, dal plancton alle balene oggi ingeriscono plastica e, anche in piccole quantità, questo materiale può essere letale.
Il più grande ammasso di detriti di plastica oggi in mare è il North Pacific Gyre, meglio conosciuta come "il grande cerotto di spazzatura": è grande come il Texas e contiene circa 3,5 milioni di detriti, che vanno dai giocattoli ai spazzolini da denti.
Nell’ultimo numero di Marine Turtle Newsletter i biologi Colette Wabnitz, dell’università British Columbia, e Wallace Nichols, della California Academy of Science hanno dichiarato che "gli oceani sono diventati un cassonetto gigante per tutti i tipi di materie plastiche. Tutte le specie di tartarughe marine potrebbero essere seriamente in pericolo". In "Plastic Pollution: An Ocean Emergency" i due professori sostengono che "tutte le ricerche sull’impatto della plastica sull’ambiente oceanico e sulla salute dell’uomo portano a pensare che il problema sia più grave del previsto". Intervenire sulla "cultura dell’usa e getta", studiare l’origine dell’inquinamento da plastica e ripensare tutti gli involucri che oggi impiegano plastica è urgente e necessario. "L'anno scorso ho contato 76 sacchi di plastica in mare in un solo minuto, stando in piedi a prua della nostra barca mentre cercavamo tartarughe marine in Indonesia".
Questi studiosi chiedono ai visitatori di riserve naturali e delle coste citate in questo articolo di ridurre l’inquinamento da materie plastiche, portando con sé sacchetti riutilizzabili e contenitori per alimenti, ed evitando le bevande in bottiglie di plastica.


Fonte: www.yahoo.it e www.seaturtle.com