domenica 26 dicembre 2010

Hypselodoris valenciennesi


E torniamo a parlare un pò di qualche animale protagonista dei nostri incontri subacquei (soprattutto con le bombole).
Negli ultimi mesi il protagonista indiscusso degli scatti della Tribù è stato Hypselodoris valenciennesi...vista la sua abbondanza nelle acque framuresi.
Si tratta di un nudibranco che può raggiungere i 20 cm di lunghezza; presenza un corpo grosso e allungato. I 2 rinofori (i cornetti sulla testa) hanno forma lamellare. Posteriormente si apre il ciuffo branchiale, composto da elementi unipennati.
La colorazione di fondo varia dal blu-violetto al verde chiaro. Il bordo del mantello è giallo vivo. Il corpo è costellato da macchie gialle irregolari che tendono a riunirsi tra loro.
La riproduzione avviene nei mesi estivi. Le uova di colore vivace sono avvolte in cordoni gelatinosi. Si nutre delle spugne del genere Ircinia.

Aggiungiamo ora una chicca...perchè non tutti hanno la fortuna di avere il Barbyflex che riesce a scovare anche animali sconosciuti!
Nei suoi tuffi a Framura è riuscito a fotografare l'Hypselodoris picta simile per forma e dimensioni alla H. valenciennesi.
Fino a qualche anno fa Hypselodoris picta, Hypselodoris webbi erano considerate specie diverse da H. valenciennesi; ora sono considerate tutte insieme..
L'incontro con Hypselodoris picta è decisamente più raro.... e solo per pochi eletti (e il Barbiero è un eletto!) Le foto dell'animale raro naturalmente sono del Barbiero!


giovedì 16 dicembre 2010

Biodiversità


Vogliamo rimanere in tema con la mostra di Alberto Balbi intitolata "Scatti di Biodiversità".
Ne approfittiamo per ricordare che la mostra, allestita nell'atrio del Comune di Lerici, inizierà sabato 18 Dicembre e terminerà venerdì 21 Gennaio con l'incontro con l'autore degli scatti.

Ma cos'è la Biodiversità?
Se vogliamo utilizzare una definizione da biologo/ecologo (e precisiamo l'ecologo è colui che studia l'ecosistema...l'ecologista è un'altra cosa...) la Biodiversità è intesa, come “…variabilità degli organismi viventi d'ogni tipo, provenienti da ecosistemi terrestri, marini e da altri ecosistemi acquatici, nonché dei complessi ecologici di cui fanno parte” .

Il ruolo fondamentale della biodiversità come indicatore dello stato di salute di un ambiente e per la funzionalità stessa degli ecosistemi è ormai ampiamente comprovato. Mentre, però, sono disponibili numerosi studi nel campo della biodiversità terrestre, e programmi per la sua conservazione, il problema della sua salvaguardia negli ambienti marini ha sinora ricevuto minore considerazione. È però sempre più evidente che gli ecosistemi marini sono in ugual modo a rischio, e che gli ambienti marini che ricevono la maggiore pressione da parte delle attività umane sono particolarmente esposti al pericolo di perdita di diversità biologica.

Si pensi infatti, che il Mediterraneo è uno dei mari del pianeta maggiormente esposti alle attività antropiche e, nonostante le sue acque rappresentino meno dell'un percento delle acque del mondo, è esposto al quindici percento di tutto il traffico commerciale globale ed al trenta percento del traffico marittimo di idrocarburi.

Ma allo stesso tempo il Mar Mediterraneo è un laboratorio affascinante per lo studio della biodiversità, dando, infatti, alloggio a 10.000-12.000 specie marine (di cui circa 8.500 di fauna macroscopica e 1.300 vegetali). Questa diversità biologica così ricca rappresenta dall'otto al nove percento del numero totale di specie marine al mondo ed ancora oggi se ne rilevano di nuove negli strati marini e nelle aree inesplorate.

Ecco il perchè di questa mostra ed ecco gli ottimi motivi per venire a visitarla!

venerdì 3 dicembre 2010

Le ostriche sentinelle del mare pulito


Nelle acque di Normandia e Bretagna un virus sta facendo strage di molluschi: gli scienziati dell'Infremer (l'Istituto francese per la ricerca del mare) hanno individuato il responsabile che si chiama Ostreid herpesvirus 1 o OsHV-1. Si tratta di un virus che prolifera nell'ambiente adatto allo sviluppo di alghe che costituiscono l'alimentazione fondamentale delle ostriche.
E' un virus che non arreca nessun problema di salute all'uomo: è letale solo per le ostriche. Riesce ad entrare nei molluschi grazie all'azione di un batterio, il Vibrio splendidus, che ne facilita l'insediamento.
Le prime notizie del virus risalgono alla metà degli anni '80 ma all'inizio le ostriche sembrava resistessero bene. Oggi, probabilmente, l'OsHV-1 ha subito una mutazione genetica ed è diventato più forte. Si ritiene che le cause alla base di questa mutazione siano miste ma che alla base ci sia la mano dell'uomo: il cambiamento climatico, l'aumento di inquinamento ed infine l'esagerata popolazione di ostriche negli allevamenti per aumentare la produzione.

L'aumento esponenziale della popolazione di ostriche è dovuto al fatto che proprio l'Infremer qualche anno fa ha brevettato l'ostrica triploide (si chiama così perchè rispetto all'ostrica normale ha un cromosoma in più) è disponibile tutto l'anno, cresce nella metà del tempo rispetto alle ostriche "naturali", è più carnosa e grossa. Nonostante sia frutto dell'ingegneria genetica non è transgenica ed il suo gusto dipende soprattutto dla mare in cui ha completato la sua crescita.

Il problema di base quindi è sempre lo stesso: quando si accelerano troppo i ritmi della natura per produrre non si sa a cosa si va incontro.
Il problema è che il virus non fa distinzione tra ostriche triploidi e naturalii quindi c'è il serio rischio di perdere un altro pezzetto di biodiversità!

Fonte: La Repubblica