domenica 27 dicembre 2009

Le megattere

Ieri sera è andato in onda un bellissimo documentario sulle megattere. Quindi mi è venuta l'idea di condividere due video che ho trovato in rete per far apprezzare a tutti voi questi incredibili mammiferi.
Il nome Megaptera deriva dal greco méga pterón (grande ala), in riferimento alle grandi pinne pettorali che possono raggiungere una lunghezza pari a circa un terzo di quella del corpo e che sono le più lunghe di tutti i cetacei.
Le megattere possono raggiungere dimensioni che vanno dai 12 ai 16 metri e possono pesare fino a 30000 kg.
Sono capaci di compiere delle acrobazie.
I maschi producono un complesso canto che può durare da 10 a 20 minuti e che viene ripetuto per diverse ore. Quale sia lo scopo di tale canto non è ancora molto chiaro, sebbene si suppone che possa svolgere un ruolo nell'accoppiamento.
Vivono in quasi tutti i mari e gli oceani del mondo e compiono delle lunghe migrazioni per spostarsi dalla zona in cui si cibano, nelle regioni polari, a quelle in cui si accoppiano e partoriscono, nelle acque subtropicali o tropicali. Si cibano principalmente di krill e piccoli pesci, che cacciano con tecniche particolari come il bubble feeding.
Ma ecco i video....buona visione!


sabato 12 dicembre 2009

Non sempre buone notizie...


Giovedì scorso si sono spiaggiati nove capodogli sul litorale del Gargano in località Foce Varano a Peschici: purtroppo sette di loro, lunghi circa 10 metri e dal peso stimato di alcune tonnellate, sono morti. I capodogli erano rimasti bloccati sui bassi fondali a circa 20 metri dalla costa. Due dei cetacei, invece, sono riusciti a riprendre il largo e si sono allontanati.

Il ministero, appresa la notizia ha allertato l’Ispra e la Guardia Costiera che ha mandato lungo il litorale, segnato da avverse condizioni atmosferiche e da mare agitato, una motovedetta della classe 800 che sta pattugliando la zona per monitorare la situazione.

Non è ancora chiaro, spiegano dall’associazione Marevivo, quale sia il fenomeno che ha colpito questi cetacei; ci vorranno una decina di giorni per avere delle risposte certe. L’università di Padova effettuerà delle analisi istochimiche con una necroscopia sui tessuti, mentre l’università di Siena farà delle analisi istologiche per individuare una eventuale contaminazione. Si tratta di due filoni di indagine distinti perchè, spiegano gli esperti, a spingere i capodogli sulla spiaggia potrebbe essere stato un avvelenamento, magari per uno scarico inquinante non autorizzato, ma potrebbe anche essere stato un trauma. A causarlo potrebbe anche non essere stata una collisione diretta ma, per esempio, l’impiego di un sonar ad alta frequenza; oppure l’onda d’urto legata alla escavazione di un pozzo sottomarino. Nel maggio 1996, ricorda Marevivo, tredici esemplari di zifio, un cetaceo di medie dimensioni, finirono morti o morenti sulle spiagge della costa occidentale del Peloponneso, in Grecia, in concomitanza con una esercitazione Nato in cui venivano sperimentati nuovi tipi di sonar a bassa e media frequenza. A finanziare le analisi sarà un progetto di salvaguardia dei cetacei del ministero dell’Ambiente.

Fonte: Il Giornale

sabato 5 dicembre 2009

Periodo di scoperte: nuova specie di Ciprea in Calabria


Piccola, bianca, con tanti puntini rossi sulla superficie. E' la nuova Ciprea, trovata nel Tirreno calabrese, a 108 metri di profondità, nell'area antistante il porto di Vibo Valentia Marina. Un scoperta storica - si legge in una nota - per la biologia marina.

Questa nuova specie di Ciprea non era mai stata avvistata prima nei mari del pianeta. Quindi, non è neanche catalogata. La scoperta è stata fatta dai ricercatori dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nell'ambito del programma Mo.Bio.Mar.Cal (Monitoraggio della biodiversità marina in Calabria) finanziato dalla Regione Calabria. L'area in cui è stata rinvenuta la nuova Ciprea ricade nel Parco Marino Costa degli Dei. La ricerca è stata condotta grazie al supporto di un robot sottomarino (Rov - Remotely Operated Vehicle) comandato dalla superficie, che ha raccolto campioni, immagini e filmati ad alta definizione fino alla profondità di 350 metri.

''Quando l'abbiamo vista per la prima volta - ha dichiarato Simonepietro Canese, responsabile del programma di ricerca dell'Ispra - ci siamo stupiti, perchè non riuscivamo a classificarla in nessuna specie. Così abbiamo mandato le foto all'Università di Genova. E li c'è stata la sorpresa: questa specie non era catalogata. E noi la vedevamo per la prima volta''. ''Con la scoperta del corallo nero avevamo avuto la percezione di una ricchezza straordinaria dei nostri fondali - ha affermato l'assessore regionale all'Ambiente, Silvio Greco. Con i risultati di queste ricerche nei mari calabresi si dovranno riscrivere i libri di biologia marina''.

Fonte www.asca.it e www.mondomarino.net